Archivi del mese: novembre 2007

Dedicato.

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“Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura e scolorocci il viso”

Non sono una fan di Benigni. A me, Pinocchio, m’ha fatto schifo_con_brio.

Ma ieri, quel folletto, le ha piazzate tutte bene, le sue parole. Erano stelle che illuminavano il cielo, voci di speranza e di orgoglio rinascimentale, di compartecipazione alla fragilità umana ed alla sua bellezza, contrappunti sul mondo che calpestiamo con scarpe di fango.

Scalza, invece, ho attraversato con lui i canti della Divina Commedia e il suo genuino stupore verso l’opera di Dante. Ho riso con lui per le battute, i continui rimandi, i collegamenti, i voli pindarici ed ho pensato. Pensato.

La televisione, non la guardo quasi più. Per spettacoli come quelli, vale la pena pagare un canone.

(V Canto)

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un giovedì che come uno gnocco te se pianta qui!

 

 Fatto tardi, stamattina. Trovato traffico della Madunina a Corso Francia (ohmondièdellafranz!), inanellati una quantità di rossi che mi volevo denudare per fare pendant con la magliettina anti-gelo messa sotto al maglioncino, rossa pure quella.

Arrivata al parcheggio… fuori uso la macchinetta. Anzi, entrambe le macchinette: il tasto “verde” di conferma per far emettere il biglietto è stato DIVELTO. (guarda un po’, ieri giocava la Lazio all’Olimpico…oh GENTILI ragassuòli tifosi, che ce fate colli tasti, voi?? Il purè??). Il genio italico ha provveduto: qualcuno ha lasciato incastonata una santa matitina dell’ikea con la quale abbiamo potuto strucàr el botòn e pagare il pedaggio (sennò multa, sa’? Niente comprensione).

Fatto il dovuto scendo e…parte il tram davanti ai miei occhi. Arrivo in ufficio con 40 minuti di ritardo e c’erano 3 telefoni che squillavano. TUTTE le troupe in giro avevano problemi/cose mancanti da risolvere: da Napoli, dalla Turchia, dalle Seychelles, da Pisa.

Il cielo è bigio.

Per questo ed altro, il rimedio è uno solo: ….un cappuccino, grazie!!!!

 

🙂

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Life’s what you make it

Baby, life’s what you make it
Can’t escape it
Baby, yesterday’s favourite
Don’t you hate it
Baby, life’s what you make it
Don’t backdate it
Baby, Don’t try to shade it
Beauty is naked

Baby, life’s what you make it
Celebrate it
Anticipate it
Yesterday’s faded
Nothing can change it
Life’s what you make it

(Talk Talk)

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Elioterapia al buio

 

Tornavo a casa, ieri sera, e mi ero accucciolata in quello spazio nero e gommoso tra le due carrozze del tram “2” (chi è romano o vive a Roma forse sa a cosa mi riferisco), che prendo per arrivare al capolinea, dove lascio la macchina la mattina. L’attenzione è caduta su una ragazza, piccina, tutta infagottata in un piumino rosso e con in testa un cappello, rosso anche quello, con un bel gattone nero disegnato.

Come siete belli, esseri umani, quando vi coglie un pensiero felice. Come è tiepido e rassicurante scorgere un sorriso che tira le guance e che sorprende anche chi lo fa, mentre riannoda i fili di qualcosa che si dipana nel cervello e scende fino al cuore. E la ragazza mezza nascosta dal suo cappellino, tramutava gli occhi in piccole lune, come i gatti quando allungano le zampe e tirano indietro le orecchie.

Ci si illumina a guizzi ed io ieri, solo guardandola, ho fatto elioterapia gratis.

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TESTA DI C….ORONA!

silly kingsilly king

 

“Si può amare, in uno slancio di follia, Roberto Calderoli, almeno quanto si idolatra Enrico Lucci? Se c’entrano i Savoia si può, non è fantasy. Può accadere, infatti, che in una piovosa giornata novembrina il Savonarola della Lega e il kamikaze delle Iene rendano esattamente quella rara idea di democrazia inesistente in Italia dall’utopia mazziniana: togliere la pelle – e, soprattutto, togliersi dalle palle- i Savoia. La cosa incredibile è che questo elegante proposito ha unificato l’arco costituzionale.

I fatti. Emanuele Filiberto e il padre Vittorio Emanuele – con lo sguardo di chi è appena uscito da un pranzo con Lele Mora, sempre visibilmente provati dalle asperità della vita- dopo aver mendicato il rientro dall’esilio allo Stato italiano (che purtroppo glielo ha concesso); e dopo aver fracanato gli zebedei di mezza nazione giurando fedeltà al tricolore, oggi richiedono 260 milioni di danni morali e materiali causati dal lungo esilio e dalla violazione dei diritti dell’uomo. Detto così sembra una barzelletta. Anche se la replica del governo che “chiede i danni ai Savoia per le responsabilità legate alle vicende storiche” (leggi razziali comprese), e dello stesso Amedeo d’Aosta che li considera dei folli, lascia trapelare un’inconsueta determinazione nelle loro Altezze; anche se –ad essere pignoli- una certa determinazione Vittorio Emanuele l’ebbe già sparando al giovane Dirk Harmer anni fa.

Ma si sa, il tempo perdona tutto. Comunque, intervistato da Matteo Pandini di Libero, Roberto Calderoli, il leghista più leghista che c’è, dichiara d’esser già al lavoro su una proposta di legge per l’espulsione immediata dei Savoia, condendo il tutto con frasi tipo: “Sarebbero dovuti rientrare in ginocchio sui ceci battendo il petto…vanno trattati come i Rom …Da quando sono rientrati in Italia ne hanno combinate di tutti i colori. Poi c’è stata quella storia di corruzione e prostituzione, se questa è la famiglia reale, porca miseria…li vedrei bene a tirare bene la lima, la sega, il piccone, il badile, a fare quello che non hanno mai fatto in vita loro” .  A Calderoli s’è aggiunto Lucci che alle Iene, incontrando il giovane Emanuele Filiberto ha usato la satira come una sega elettrica (rivolgendosi agli spettatori al grido: “A, Stronzi,nun capite gnente di quanto questo ha sofferto, questo i sordi li dà in beneficenza, per le fasce sociali disagiate…”). E, in quel mentre, lo sguardo interdetto (interdetto più del solito, intendiamo) del rampollo, dava l’esatta misura della dignità della famiglia. L’assai bassa dignità di Sua Altezza. Piccolo inciso. Nel ’97 il principe Emanuele Filiberto (“il diserede al trono”, Michele Serra) diede alle stampe una rutilante autobiografia edita Gremese. Aveva, allora, appena 26 anni. Ma già vantava un italiano “da Ispettore Clouseau”, una laurea in storia discussa in un cantone svizzero che gli consentiva di confutare la nascita della Repubblica; un paio di Porsche; decine di flirt con gnoccone coronate che neanche Gigi Rizzi negli anni’60. Inoltre c’era la passione insana per la Juve, divisa -in pubblico- con Idris e -in privato- con Mughini. Epos deflagrante, insomma.

Chi scrive, recensendo quella biografia, azzardò che uno dei modi per impedire ai Savoia di rientrare definitivamente in Italia era quello di incitare Emanuele Filiberto a vergarne altre. Sfortunatamente –come spesso accade- restammo inauditi. E la tv, da allora, adottò il delfino, come si fa per i nanetti da giardino e gli animali da salotto. Fazio, la pubblicità dei sottaceti, i tg: Emanuele Filiberto era dappertutto. Chiuso l’inciso. Non che il principino con quell’ovale oblungo da dipinto modiglianesco, quell’eleganza blasè, quell’eloquio pastoso che svolazza su tutto senza concentrarsi su nulla, non sia telegenico. Anzi. Buona domenica potrebbe tranquillamente convocarlo mettendogli contro Leone di Lernia e Carmen Di Pietro.

Il problema è nostro, personale. Non perdoneremo mai ai Savoia di averci convinto definitivamente che Roberto Calderoli –che ne sta progettando il riesilio trattandoli come extracomunitari pregiudicati col permesso di soggiorno scaduto- è un genio. Non glielo perdonerà, presumibilmente, neanche Lucci… PS A proposito delle vicende che coinvolsero Vittorio Emanuele e le donnine, straordinario fu il titolo di Vittorio Feltri che commentava la triste vicenda: “Anche la monarchia è andata a puttane”. Che, non andò mai in stampa e fu sostituito con un blando: “Hanno arrestato il re”. Ma, ancor oggi, ringraziamo i Savoia per essere un eccellente argomento di discussione nelle serate di stanca…”

(INVIATO DA UN’AMICA VIA MAIL. SCRITTO DA FRANCESCO SPECCHIA)

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Fiocco Rosa e desiderata

 

Adesso ammetterò tutti i motivi più puerili per i quali mi piacerebbe che nascesse una streghina:

  • sennò come giustifico lo stencil mezzo floreale che vorrei spiaccicare come “greca” sulle pareti della seconda stanza da letto? Un maschietto, raggiunta un’età manco tanto alta, me sputa….
  • sennò come rendo ridicola la povera sventurata con tutti vestitini svolazzanti e con tutine coloratissime che se me le potessi mettere pure io sarei una donna felice??
  • sennò come faccio a non incontrare le resistenze del mondo tuttobiancotuttonero che vuole che solo alle femminucce sia concesso, da bimbe, il regno della cucina? (e poi di chef donne ce ne stanno solo due, famose….mah!)
  • sennò, cara Cope, io i minipony, li devo venì a pettinà in Danimarca e me sembra ‘n’attimo fòri mano….
  • sennò come mi rivendo le mie personali esperienze nonchè i biechi metodi da gattamorta seducensis che tanta soddisfazione mi diedero al liceo?? 😉
  • sennò, io, a Barbie, come cavolo ci rigioco??????
  • sennò, degli unici due nomi su cui eravamo d’accordo io e il maritozzo, che me ne faccio? Coriandoliiii?

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è bene saperlo (?)

Stamattina, parlando con un collega, mi sono resa conto che ho una caratteristica poco femminile.

……

NON ho le estremità perennemente gelate e di solito sono biecamente usata come scaldino da letto dal maritozzo il quale, invece, mi pianta-le-sue-piante dei piedi addosso, senza pietà!

UOMINI ATTANAGLIATI DA GHIACCIOLI FEMMINEI, VI COMPRENDO, OH! SE VI COMPRENDO!

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le voglie

 

Oggi vorrei la pizza.

Ma mica una qualsiasi, no no. Vorrei quelle pizzette tonde che mi faceva mia sorella. Si metteva là, ancora liceale, a farsi un mazzo tanto per fare la pasta fatta in casa (non la sfoglia, che mi piace meno, proprio quella della pizza, col panetto di lievito di birra, AHA! Mica roBBetta), forgiando dischetti piccini, uno ad uno, e poi sopra pomodoro De Rica e mozzarella Pettinicchio e un po’ d’origano. Per un mio pigiama party si tumulò viva in cucina per sfornarne una quantità degna delle fauci di 12enni famelici. Inutile dire che le spazzolammo in 30 secondi.

Credo fosse una delle poche cose che venivano bene nel forno di mia madre. Rotto e mai aggiustato, come decine e decine d’altre inutilia stipate per casa e soprattutto nel lungo e disorganizzato armadio a muro del corridoio. Quel forno…era una maledizione ed andava fermato con la scopa, che lo sportello non chiudeva bene e la temperatura costante andava a farsi benedire, smontando gli entusiasmi di noi cuoche in erba (ma più alacri di mia madre di sicuro).

Ancora la ricordo, la faccia di mia sorella, all’afflosciamento del soufflè al formaggio.Poi dimmi perché non mi sono mai appassionata alle torte…prova tu a farle con un forno così. Il più delle volte, era una disfatta. 

Insomma. Voglio le pizzette. Come si fa?   😐

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