Archivi del mese: marzo 2007

due giorni davanti!

Think_pink_by_multicurious

3 commenti

Archiviato in mi salta in mente

La Dignità del ricordo.

Spine a tutto tondo. Lo so, le avverto distintamente. Fare attenzione e non lesinare indulgenza con la scrivente ed il suo genuino sforzo di essere razionale nell’esprimere "concetti di panza".

Non va bene. Non va bene ridare lustro a ciò che lustro non ha avuto, in onore alla memoria quando la persona di onore non ne ha avuto nemmeno un po’.

Ma anche: non va bene. Non va bene epurare qualcuno che è trascorso, che è passato o trapassato dalle sue zone d’ombra, dai difetti, dai nei vezzosi solo perchè puntini neri sulla tela di un ricordo che deve tornare bianco. La Santità che mai, magari, avrebbe desiderato, l’aura di luce eterna, l’aureola del pregio, la noia della perfezione.

O altro. Il suo opposto. Perdonare il Diabolico.

Gli esempi li posso fare non uscendo dalle pareti di casa: mio padre non c’è più. E questo è un dato di fatto. E’ la vita e pitipìm e trallallàm. Ma io i suoi difetti me li voglio ricordare TUTTI. Mi schifo al pensiero di farlo diventare un Beato tra le braccia dei cherubini quando era colmo di imperfezioni che, amo ricordare, mi facevano incazzare come un’ape. Ma qui c’è un intento benevolo e ci tengo a sorriderne ancora o a mandargli imperituri accidenti (anche ora che non gli farebbero alcun effetto) in nome di una VERA memoria di ciò che si è stato, di un Rispetto di essa. Di mio padre.

Poi c’è un altro tipo di esercizio della memoria. Un’altra sostanza della giustizia. Più liquida e infida. C’è il rispetto del mio dolore, la dignità dell’aver rialzato la tesa o non averla abbassata di fronte a comportamenti dell’altra genitrice. Il detto "la mamma è sempre la mamma" a me provoca un subitaneo travaso di bile. Perchè, MA NO ECCHECCAZZO, non trovo assolutamente giusto riabilitare qualcuno in extremis, non trovo giusto sbilanciare la stadera così, di botto, perchè ti sei ricordato di dire le preghierine la sera, di essere gentile col qualunque prossimo che non fosse un tuo DIRETTISSIMO prossimo, o la data del mio compleanno. La Vita, il Rispetto, l’Onore del Ricordo, si debbono in qualche modo meritare. Questo io credo. Che giustiazia ci sarebbe nel fare il proprio porco comodo una vita, falciare, maciullare, tralasciare bellamente salvo poi fa’ ‘sti 4 zompi finali per accattasse ‘sto paio de alucce bianche?

Sarò magnanima e dirò "brava" ai segnali tardivi, sarò educata, come mi è stato insegnato. Ma in quanto al resto….Eh no,non è mancia, non ci posso proprio stare. Avrò tenuto diari per annotare i giorni neri e bui, avrò allenato la memoria, avrò disciplinato la pietà. Quello che si potrà fare sarà, quando sarà, piangere una mancanza che c’è SEMPRE stata, senza mai, neppure per un momento, "abbonare" nulla.

Questo è il mio regalo. La Dignità del Ricordo.

16 commenti

Archiviato in un'accettata

a te, ci penso.

E mi sei rimasto qui, all’angolo dello sguardo. Dove si poggiano i pensieri che lascio scivolare nel cuore.

Twinkle

5 commenti

Archiviato in mi salta in mente

uno dei tanti “torna al via”

Ho un talento particolare nello scegliere i posti sull’autobus. Credo che il Sig. Murphy ha fatto o farà una delle sue leggi appositamente per questa abilità che sicuramente condivido con tante altre persone. Quella accomunabile alla scelta della file alle casse, per intenderci: la tua sarà la più lenta. Sicuro come la carie dopo le Big Babol.

Il tutto è partito con un suono curioso, una specie di "iiih-tacca tac attak, no a tac tac sarattac in-toc tac". Indecisa se classificarlo tra i richiami d’amore della passera scopaiola (e che non si rida! Esiste davvero. L’altro suo nome mi pare sia prunella modularis)o un mancamento a singulto della "carica" del mio I-pod, ho preferito ruotare in su i bulbi oculari devastati da 8 ore davanti al pc, per guardare la fonte della telescrivente in uso.

Trattavasi delle tre fanciulle occupanti i posti vicino al mio di cui:

  • una aveva avvolta una sciarpa a scacchettoni rossi intorno alla capigliatura leonina
  • la seconda aveva un’età che poteva andare dai 15 ai 116 anni a seconda di come fosse in favore/sfavore di luce
  • la terza (quella accanto a me, chiaramente) un alito che possinocecamme se ne ho sentiti di così fetenti prima di stasera: avete presente i vasconi per l’irrigazione dei campi? dove mucche masticanti si abbeverano in liquami piovani stagnanti? O ancora meglio, un acquario svuotato dopo anni e sul quale si sono formate le alghe e si sono lasciate essiccare al sole? Bene. Ciò si può lontanamente avvicinare al miasma provocato dalla takkatakka tacc num.3

L’avvenimento più meeeeeeraviglioso, è stato il seguente: Miss Sciarpa ha parlato ininterrottamente al telefono, fraseggiando il richiamo della prunella modularis, per 20 interminabili minuti. ALLORQUANDO PAREVA che la cosa fosse finita, tàcchete!!! Passa il telefono alla vicina, Miss 15-116, la quale, se possibile, aveva un tono di voce più alto ancora della sua amica. Il tutto condito da soffiati interventi di Miss Stagno putrido, la quale (e poteva essere altrimenti??) rispetto alle altre due, modulava il tutto sospirando che manco Donna Summer "oooooooooooooooooh love you love you babyyyyyy". Ogni sospiro suo, una apnea mia.

Il parossismo però, si è raggiunto dopo 5 minuti, quando anche GLI ALTRI DUE cellulari hanno iniziato a suonare contemporaneamente ed un intero stormo di passere scopaiole si è messo a cinguettare l’idioma: spargendo miasmi, roteando sciarpe, emettendo ultrasuoni.

Ecco, diciamo che ieri sera forse non ero nel mood da ritorno in mezzo pubblico?

UUUUUUUUUHHHH LOVE YOU LOVE YOU BAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHBY!!!!   

X-(

11 commenti

Archiviato in Quotidianità?

Je suis_Michelà-à-a.

Vibrissa di gatto, cappuccino con la schiuma, schiena da massaggiare, amaca da dondolare, ramo lungo di salice, opale iridescente, angolo nella camera buia, risata con la "A", neo sull’orecchio, unghie fragili, artigli solidi, canini limati da piccola, occhi azzurri con il centro giallo, voce per canticchiare, le guanciotte, gonne poche, pantaloni tanti, vento cercato, Londra del cuore, Roma mia città, valigia che freme, osservazioni da fare, chiacchiere da ascoltare, "Colazione da Tiffany", pizza pasta e tante verdure, cose buone da cucinare, sorrisi da cercare, piedi scalzi per casa, troppe borse mai usate, boccoli capricciosi, odore buono, pelle calda, case in campagna o forse a mare, mare d’inverno, quadrata fuori, un cerchio dentro.

(…)

Image001_3   

6 commenti

Archiviato in "ma ci dica qualcosa di lei"

Il Ritorno.

Quanto sotto riportato, lo scrisse una Signora, Louisa Jebb in "By Desert Ways to Baghdad" ed era il 1908. Attraversò con un’amica l’impero turco, a cavallo.

“La notte scorsa eravamo sporche, isolate dal resto del mondo e libere, stanotte siamo pulite, di nuovo nel mondo civile e prigioniere.

La notte scorsa, l’ultimo messaggio del sole al tramonto, scritto a caratteri d’oro, bruciava dentro di noi e la volta stellata portava in cielo i nostri pensieri e li rendeva liberi. Stanotte il sole è tramontato alla chetichella e noi, dopo essere rientrate alla fine di una giornata occupata in stupidi impegni, siamo rimaste a fissare un infinito, contorto, roteante disegno sulle quattro mura che ci imprigionano, oppresse dal soffitto che incombe su di noi nella stanza dell’albergo Damascus Palace.

Non siamo più principesse a cui baciano le mani e i piedi, la cui parola è legge, che condividono la semplice ospitalità di dignitosi e orgogliosi nomadi nei regni del deserto. Ora la nostra parola è legge in proporzione alla capienza del nostro borsellino, le nostre mani e i nostri piedi vengono baciati se in albergo alloggiamo a un piano alto. Non sono più in una terra in cui gli uomini e le donne sono giudicati dalle loro capacità di essere uomini e donne: è il costo del nostro abbigliamento a conferirci un rango.

Non siamo più fra persone alle quali diciamo quello che pensiamo e con le quali stiamo zitte quando non abbiamo niente da dire. Siamo in un ambiente in cui dire quello che si pensa è un’offesa, in cui non si capisce il silenzio, che è mal visto come se fosse un visitatore misterioso. Meno abbiamo da dire, più ci sforziamo di dirlo, e più abbiamo da dire, maggiore è lo sforzo per tacere. (…)”

-estratto dal libro della serie Viaggeria di Archinto "Le vere Signore non viaggiano"

Various12trunks

7 commenti

Archiviato in per bocca d'altri

parrebbe incredibile

Ma sul sito della mia casella di posta la "frase del giorno" è la seguente:

Class is an aura of confidence that is being sure without being cocky. Class has nothing to do with money. Class never runs scared. It is self-discipline and self-knowledge. It’s the sure footedness that comes with having proved you can meet life.
– Ann Landers

sembra davvero cadere a FAGIUOOOOLO.

1 Commento

Archiviato in per bocca d'altri

au contraire

The_secrets_of_the_past_by_s_da

C’è una cosa che, in maniera istintiva e forse poco esatta o comunque limitante, un tempo battezzai "razzismo al contrario".

Perché vero è, che nella rappresentazione che comunemente ci viene ficcata in testa, il razzismo sia quello del bianco verso il nero, del ricco verso il povero, nel nord verso il sud: tutti casi in cui sullo “sfortunato”, oltre a tutto il carico di sfiga e situazioni avverse di cui ha zeppo lo zainetto della vita, gli piomba addosso pure il disprezzo del “fortunato”, la totale mancanza di empatia e l’alienazione da qualsiasi contesto che possa inglobare un riscatto di qualsivoglia genere.

Per questi motivi, mi venne di getto la suddetta denominazione per ciò che accadde a me e che ho trovato uno degli episodi più illegittimi che il mio personale metro di “Giustizia” abbia mai dovuto affrontare a spada tratta.

Circa una decina di anni fa, mi innamorai di un ragazzo, A. conosciuto in un contesto che all’epoca era completamente nuovo per me e che comprendeva una discreta razza meticcia di persone (tra cui la meticcia-me, ovviamente): di varia età, di vario grado culturale, di varia provenienza abitativa. Si parla proprio di “spicchi di Roma”: Roma sud, Roma nord, Roma centro ecc ecc.

Come accade in ogni storia, arriva il momento in cui si fa la conoscenza dei rispettivi clan, della cerchia di amici, delle proprie abitudini. E là cascò l’asino.

Io, sulla carta, ero “Roma-nord/quartiere residenziale” gli altri erano “Roma-sud/quartieri più o meno popolari” e ciò che a me non era assolutamente venuto in mente di fare nei loro confronti, accadde invece sulla mia pelle.

Avendo io frequentato (a forza per almeno tutte le medie, vorrei specificare) una scuola privata fino all’avvento del liceo, avendo abitato in una casa discretamente ampia con genitori laureati, non avendo evidentemente un uso ritenuto appropriato del turpiloquio come intercalare ritenuto “divertente” (anche se mi rendo conto qui, di fare io stessa una differenziazione netta, ma così era…) non meritavo affatto alcun tipo di considerazione o l’opportunità di essere valutata come essere umano.

Etichettata fin da principio, derisa in modi più o meno manifesti, ritenuta troppo “viziata” per qualsiasi avvenimento potesse vedermi co-protagonista, accanto al mio (stimatissimo, molto intelligente, di rara sensibilità) ragazzo. Ciò, va da sé, era lesivo anche nei confronti di A. il quale, senza ragione logica alcuna, si è in sostanza trovato a dover fare delle scelte tra “me e loro” senza che, almeno io, ne avessi la minima intenzione.

Ma l’ironia della sorte era peggio ancora della realtà. Perché all’epoca, i cosiddetti “poveri” erano ben più ricchi di me. Io per scelta, non percepivo più un soldo dai miei genitori già da qualche anno, lavoravo saltuariamente mentre studiavo per potermi permettere ciò che loro avevano comunque pagato. Inutile dire che facendo illazioni, venivo presa in giro proprio su questo: su quanto “chissà io avessi”.

Il tutto “peggiorò” ancora di più per me, quando andai a vivere da sola (a Roma, chi è di Roma, sa cosa voglia dire) a 24 anni. Con un milione e mezzo di lire circa, al mese, sostenevo l’affitto, la macchina, le spese per mangiare, per le utenze e tutto il resto. (tralascio qui altri fattori e autentiche disgrazie varie che capitarono in quel periodo, accadimenti che come minimo, dovrebbero quantomeno suscitare pietà se non un senso di solidarietà negli altri)

Eviterò di cercare di descrivere il senso di impotenza ed il dolore pungente di chi è conscio di subire una ingiustizia profonda e di essere una vittima di un metro di giudizio completamente avulso dalla realtà.

Una cosa la ricordo, e molto bene: una ragazza, fidanzata all’epoca di uno dei componenti del “gruppetto-simpaticoni” e violentemente attaccata al suo ruolo di DonnadelClan la quale, ad una festa, mi rifece il verso cantando al mio passaggio “quelli che ben pensano” di Frankie Hi-NRG (canzone fichissima, tra l’altro).

Qual è?

QUESTA: http://www.youtube.com/watch?v=ZspkArbMbCs

Non serve dire altro.

13 commenti

Archiviato in "ma ci dica qualcosa di lei"

se parlaimm’ e nun se capaimm’?

…oppure ciascuno vuol dire la sua.

è il come che frega.

Lascia un commento

Archiviato in Quotidianità?