…percome. In treno. All’andata, per non subire cambi e attese e smonta-e-rimonta, scelgo quello che va direttamente all’ex capitale, passando per Genova.
E’ lunga la strada e lo scompartimento è del ’15-’18. Ho il “Metro” fresco di giornata e, una pagina dove ci si può scriver su, mi invita a trascorrere con lei un po’ di tempo: <<porta un’amica>>, mi dice. <<ok>>, rispondo e tiro fuori una bic nera.
“Il mangiatore d’unghie entra prepotentemente nel mio campo visivo, accedendo dall’angolo dell’occhio sinistro. Guardo le sue scarpe da ginnastica, interrogandomi sull’olezzo di prosciutto cotto andato a male che aleggia nello scompartimento, salendo dal basso. Proverrà da là? O dalle altre, argentate, della ragazza che mi siede di fronte?
Lei, di prepotente ha tette-gemelle ed impauriti bottoni, dei quali immagino traiettorie in caso d’esplosioni mammarie. Il viso assomiglia a quello di Sandra Mondaini a 30-40 anni e indossa un paio d’occhiali la cui montatura nera è in conclamata rosolia da brillantini. Però, vedi…legge Buzzati. Tra parentesi, quando lessi “Un Amore”, tutto sommato mi annoiò.
Il mio vicino-lupetto nero a collo alto, lucida continuamente con la mano il suo I-phone, leggendo nel mentre robe che vanno da documenti sulla “Garanzia della Privacy”, ad altre relative ad un progetto del quale, durante una telefonata en-plen-air, si è detto gasatissimo. Grazie al numero di volte nel quale si è informato dei minuti di ritardo, so che attualmente essi-ammontano-a-trentotto.
Ci vorranno davvero molte ore per arrivare a Torino.
Familiarizzo quindi con la radio del cellulare finendo per domandarmi dove sarà il bagno.”