Archivi del mese: aprile 2009

self-esteem and awareness

SMADONNO, FASE 1.

Ieri incontro una ragazza che conosco, mentre stavo fuori a scarrozzare Rachelina.

“E tu hai ricominciato a lavorare?”, le chiedo.

“Eh si, e meno male che mi hanno fatto uno straccio di contratto a tempo determinato…però rientro sempre tardi e lui lo vedo pochissimo” mi fa indicando il pacchettino-bimbino che le penzolava da quella specie di fascia-marsupio-tribale fichissima che molte mamme adottano adesso. ” Sai…” continua un po’ mesta e con l’occhione che si fa grande e lucido “mia madre mi racconta le cose  che fanno insieme. Ieri sera, per esempio, mi diceva che lui giocava col tappo del bidet e poi lei gli si avvicinava e gli dava un bacino…e che, sempre ieri, capendo il meccanismo si è sporto lui per baciarla…capisci? Lui si sporge per baciare LEI  e io non ci sono. Arrivo in tempo per fargli il bagnetto, dargli da mangiare e giocare quel po’…e poi deve andare a dormire…”.

“Ma scusa, ma non avresti le due ore di allattamento previste dalla legge?” pavento io, incoraggiante. “Sé, capirai…là già erano abituati che restavo fino alle 08,00…alle 09,00 di sera…e io manco gliel’ho chiesto di andarmene prima. Con la crisi hanno licenziato una part-time e una collaboratrice e io devo fare il lavoro di tre persone. Magari tra un paio di mesi glielo chiedo” (eh, ma tu questo diritto ce lo hai fino a Luglio…e quindi un paio di mesi DE CHE? E nessuno che faccia controlli, perchè se così fosse, porcaccia l’italiaccia, je farebbero un culo quadro a quelli là.)

SMADONNO, FASE 2.

Mio marito, stamattina. “…e quindi M (the mega boss) mi ha chiesto quand’è che lavorassi e io gli ho detto venerdì 1° Maggio” e io, cogitabonda, litigando coi collant e con il precario equilibrio: “eh, però che palle…è anticostituzionale proprio far lavorare il primo maggio… ma che diamine di festa dei lavoratori sarebbe? Capisco per le farmacie, gli ospedali, i settori legati alle prime necessità…” E lui, un po’ piccato, come se gli avessi detto una cosa tipo “tua mamma è brutta e cattiva” (si sa che gli ommini so’ sezibbòli agli attacchi alla propria mamma): “Embè che vuol dire? Che allora altri posti…che so…i musei, dovrebbero stare chiusi in un giorno di festa?”

(la risposta, caro marito libraio-workaholic, è SI, dovrebbero essere serrati, e voi dovreste stare col cartellino sulla serranda “mi dispiace ma avete tanti altri giorni pe’ passa’, mo’ ‘Guerra e Pace’ ti serve proprio oggi?”. Serrati come quegli unici due giorni in cui lo siete ADDIRITTURA voi (25 dicembre e 1°gennaio), che non sapete più cosa sia una domenica, una festa, un diritto alla vita privata, al seguire il minimo sindacale un figlio che cresce. Voi che non avete più le palle di scegliere anche ‘altro’, che avete paura che qualcuno vi rubi il posto, che accada l’imperscrutabile mentre siete andati in bagno, che vi piglia l’ansia ad ogni cosa che vi dicono di fare in più, perchè queste cose in più sono troppe, ma guai ad ammettere “hey ciccio, non je la fo’ e per farcela vuol dire che oltre le 20.000 ore a settimana che me sparo, me ne servirebbero ulteriori di straordinario e manco in quel modo je la farei e sarei sempre sotto scacco e al primo errore sarebbe chiaramente colpa mia” . E ancora voi, che leggendo queste righe fareste il vostro ghignetto saccente dicendo “ma che ne sai te, ma tu non ti rendi conto di come funziona. C’è la crisi/il buco dell’ozono/un’occasione da non perdere/i 40 che si avvicinano/Saturno in trigono con Urano/il mutuo/i miei colleghi che sennò come fanno eh-io-non-mi-posso fidare-di-nessuno-lo sai..ma che ne sai.”.

Oh si che lo so.

Ci sono passata. Poi mi sono fermata quell’attimo sufficiente a rimettere la mia dignità ed altri valori della vita ai loro legittimi posti. Ed ho perso delle cose. Ho dovuto scartare alcune possibilità di carriera e di “stima sociale”. E potevo scegliere di non farlo, allora. Non ero vittima di alcun mobbing allora, anzi. Ero fresca di aumento, di parole di stima e di nuove mansioni. Sempre di più, sempre meno vita privata).

Io-lo-so.

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vi tedio.

Progressi:

  • “come fa la moto di papà?”BRUUM BRUM BRUUUM(effetto collaterale–> il brum brum viene ripetuto a manetta per i 5 minuti successivi)
  • fuori dalla finestra si sentono abbaiare i cani del vicinato. “bà! bà!” fa eco lei, pronta.
  • Ora di andare a letto. Una delle parti che vive con la goduria di una lucertola che si spetascia al sole è quando le si tolgono i calzini. Porge, fiera, il piedone a pagnottella e comincia a roteare furiosamente i ditini.
  • sempre in tema, ha da tempo imparato a porgere le braccia, a piegare la testa, nel rituale della vestizione. E si scoccia pure, quando caliamo in efficienza e velocità. Tzè.
  • Fa dei passi che quello dell’oca je fa un baffo…sempre che non sia rimasta incantata dalle paillettes sulle sue scarpine, beninteso.
  • due sere fa, è riuscita a mettersi a sedere da sola. Lo stupore è durato due secondi, immediatamente seguito dall’abbarbicamento alle sponde del lettino, all’alzata in piedi e conseguente penzolamento all’infuori. Danger-Level +10. Si è reso necessario quindi smontare il tutto e abbassare il livello materasso alla tacca inferiore, così che la novella tuffatrice non possa inaugurare questa sua conquista con una bella commozione cerebrale.
  • La nonna materna ha una concezione tutta sua del verso degli animali. La rana la imita con un rumore talmente assurdo che non è nemmeno ripetibile, mentre la mucca farebbe “mmmAAAA…mmmAAAAA”. E quindi ora Rachele potrebbe agevolmente sperimentare il sentirsi difforme da tutti gli altri bambini, esclamando -come già fa- il suo “mmmmAAA” assolutamente non compreso dai più che, didascalicamente, emetteranno i consueti “MUUUU”. Mi sento partecipe…chissà com’è…forse perchè la mia infanzia è stata cosparsa di “difformità” di questo tipo? (ma la parte del leone continua ad averla mia sorella che alla suorina un giorno disse: “No, a me l’albume non piace, non mi piacciono le CALAZE” -aveva 5 o 6 anni, aveva. Eh. Ih. Oh.- )

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Il ‘lato sinistro’ delle cose… di VARIE cose.

Avere wordpress che ti si setta in inglese ha dei risvolti divertenti.

Ad esempio stamattina c’è un post, tra quelli considerati “più letti”, che pone l’amletico quesito (a cui sembra promettere una risposta, al solo cliccarlo) “com’è che lo testicolo sinistro penzula più in basso de quello destro?”

In effetti non ci dormivo la notte. Eh.

Un po’ come -ci informano le ultime notizie- Michael Jackson non dormirebbe volentieri in un castello che reputa infestato (anche se, secondo me, è il fantasma formaggino che si piglia il coccolone a vedere lui, mica il contrario).

Insomma cose un po’ inutili, che fanno anche un po’ ridere, tutto sommato.

Quasi come se uno volesse equiparare i partigiani ai repubblichini e poi magari dicesse «Non sapevamo che fosse stato presentato questo disegno di legge…», per fare un esempio iperbolico, no? Una cosa che non verrebbe mai in mente, no?

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°v°

“ciuìtta ciuìtta” sta per civetta-civetta.

Ci si guarda intensamente negli occhi, mento in giù, sguardo all’insù e avvicinamento naso-naso. L’effetto sarà d’averli grandi e vicini, come uno di questi volatili.

Prendi una bimba, insegnale “ciuìtta ciuìtta” e non farà altro per tutto il giorno.

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peli di gatto, concorsi e derrate alimentari.

Com’è, come non è, ogni anno la stessa storia.

Maglione nero, pantaloni di semi-lanetta … e sovracoperta di peli di gatto in muta primaverile.

E dagli alla spazzoletta adesiva togli-peluria. Ma dico, già una donna-con-la-gonna è alle prese con la ceretta o, se ha fretta, con una quotidiana dose di rasoiate, no? E allora perchè tanto odio, gatti?? Perchè spelate in modo direttamente proporzionale al contrasto che otterrete sui vestiti dei vostri (credono loro) padroni?? Snort.

Detto cio’, il week end come è andato, come è andato? Tutto bene, tutto bene? … io sono stata colta dal morbo cuciniero, cosa che ciclicamente mi accade e non c’è modo di fermarmi. Sarà pure che sono testimone vivente del fatto che, SI!, alcuni concorsi sono VERI e quindi mi sono trovata una vagonata di generi alimentari nel frigo ed altrettanti in dispensa?

Vo’ a spiegare. Trattavasi di concorso del discount “Tuo”, nel quale vado a fare un terzo della spesa -la parte più congrua-nel giro delle sette chiese che ogni sabato ci tocca per rimpinguare la casa di beni di prima et seconda (a volte anche terza) necessità. Funzionava così: in fondo allo scontrino c’era un num di telefono e un codice che dovevi digitare seguendo le istruzioni. Se ti diceva bene, una musichina trionfante e una vocina con inflessione nordica ti diceva se avevi vinto o no un buono dello stesso importo dello scontrino stesso. Beh, ahò…l’ho fatto tanto per fare ed ho vinto! Ben 62,45 euro. Per una che di solito manco un ambo a tombola…

Ovviamente oltre al necessario, ho sentito l’impulso irrefrenabile del ratto dei seguenti elementi non indispensabili:

  • lievito di birra (‘ah così faccio il pane’) ….peccato che con la stessa motivazione, ho scoperto, ne avessi già presa un’altra confezione che giace ancora, immote, nell’armadietto delle farine.
  • imperdibile grappa di brunello con falchetto rapace sull’etichetta.
  • una quantità immorale di peperoni.
  • bustone di dolcetti monoporzione: imitazione di bounty, imitazione di mars, imitazione di raider.
  • pianta di ibiscus che, esternamente, va tenuta a mezz’ombra e io ho il minibalconcino in pieno sole.
  • verdure verdure e poi ancora verdure. Peccato che il mio frigo abbia una sua capienza, che solo per sistemare i peperoni di cui sopra, poteva dirsi ‘terminata’…

…mandare a male i cibi, quindi?? ‘n ZIA maaai! Per questo venerdì sera ho fatto una torta rustica con zucchine zafferano e ricotta, per questo sabato stavo là a friggere melanzane per la parmigiana del giorno dopo, per questo ho infornato una teglia di peperoni poi spellati e conditi con olio buono, aglio e prezzemolo, (e dato che il forno era già caldo che fai, non butti là pure una tortina cioccolato pere e cannella con cuore morbido di -altra- cioccolata fondente??) per questo stasera mangerò bietoline all’agro e sbollenterò gli agretti per farci qualcosa, ma ancora non so cosa …

ma da mercoledì in poi, surgelato selvaggio… magari c’è pure là un concorso e vinco una fornitura di 4 salti in padella per un anno.

🙂

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foto presa da: blog.wired.com/.../images/treehouse_fridge.jpg

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c’è chi c’ha

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Ho mal tollerato mia madre e il suo chiasso, stamattina.

Ho mezzo calpestato (non volendolo) lo zampino di gatta Tabata che mi si piazza tra i piedi . Sempre.

Ho smadonnato per il traffico.

Ho spettegolato tra me e me sulla qualunque persona abbia avuto la sventura di capitare nel mio campo visivo.

Ho patito la mancanza di caffeina.

Ho annusato troppi odori e troppi profumi invadenti, in metro.

Ho gente a cena, stasera, ma nulla di pronto.

Ho un intero file excel che sogghigna dallo schermo dicendomi “sono tutto da rifaaaaareeee”.

MA

Ho un intero week end, davanti.

Beccasù.

(per sentire la canzoncina idiota del titolo, cliccare QUI)

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SCENE PASQUALI

Colazione di Pasqua 2009

Colazione di Pasqua 2009

bimba con papà

bimbina R. col papà

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Intermezzo – quando basta un test

NO! NON DI GRAVIDANZA!

… questo test qui:

Michela, al quiz  Quale personaggio de “Il piccolo principe” sei? ha ottenuto il risultato: La Volpe

La Volpe è uno dei personaggi più positivi dell’intero libro: insegna al Piccolo Principe che creare un’amicizia significa creare un “Legame”, affezionarsi a qualcuno. Nell’affetto, si crea il “Rito”, l’attesa trepidante del momento in cui si rivedrà quell’amico, così come lei (in quanto volpe) è felice nell’aspettare il giovedì, giorno in cui i cacciatori ballano con le ragazze del villaggio anziché darle la caccia. Ma l’aspetto più affascinante della volpe si rivela nel momento in cui spiega al Piccolo Principe l’unicità del Legame: la rosa del Piccolo Principe, spiega la volpe, è speciale perché è la rosa che lui ha curato, annaffiato, protetto dal vento… Se il risultato del tuo test è questo personaggio, hai indubbiamente valori e ideali vivi e fervidi, che lasciano la loro impronta in tutti gli aspetti del tuo essere, del tuo relazionarti agli altri. Credi nella sincerità di chi ti sta accanto, e soprattutto sei felice di crederci. Cosa dirti di più? Non abbandonare mai chi hai “addomesticato”, perché “ne sei sempre responsabile”, come il Piccolo Principe è responsabile della sua rosa. Resta sempre coerente con te stesso, e ricorda che “l’essenziale è invisibile agli occhi”.

Per me che l’ho inserito in pianta stabile pure nella colonna là a destra, per me che l’ho letto e riletto un milione di volte, per me che lo trovo uno dei libri più poetici del mondo… equivale a mettere in banca un sorriso.

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in good company

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Qualche giorno fa, scherzando, avevo detto a qualche amica “hey! Perchè non ci vediamo per il giorno di libertà della SERVA”??

Guarda caso, l’unico momento in cui la congiunzione astrale in trigono tra il mocio vileda e le 8 ore ore in ufficio ci vedeva tutte free&wild (si fa moooolto pe’ ddì), è stato… giUVDì (come direbbe Marzocca nelle vesti di Ariel, il domestico filippino). Così ieri sera abbiamo buttato alle ortiche una serata da reunion alla spice girls, andando a finire in un locale vicino casa, che purtroppo era ripieno -ai limiti dell’esplosione- di uno sciame invasato di brulicanti teenagers in fase holiday—celebrate. Nel carnet avevamo le seguenti:

  • R. con circonferenza ormai giunta alle soglie del congedo maternità, la quale ancora non sa come chiamerà il nascituro e che è ormai nota alle cronache come “la donna che debellò l’ormone zen della gravidanza”. Altresì detta er cinghialetto daa Cassia, altresì donnina piccinina con carica vitale che a noi ce dà ‘na pista, caa panza e tutto.
  • E. che ci aveva abituate ad un capello sempre a posto, ma che ultimamente sniffa acqua clorata tutti i dì: la salute ne trova giovamento, l’umore anche, la capigliatura meno. (ma io che c’ho sempre una scopa di saggina in testa, mi sento meno sola)
  • L. la quale indossava uno dei suoi sguardi tipici, cioè quello “stupito”, che le conferisce un aspetto da pecorella sacrificale che, in questa ricorrenza che si approssima, mi sembra quantomeno fare pendant. Portava un vestitino impero molto carino e anche un reggiseno che dimmi che marca è, che du’ tette così le voglio purìo.
  • S. una romana-trentina fifty-fifty, che non riesco più a vedere in condizioni di relativa calma, cosa che rende quasi fisiologico dirsi cose come “come stai?” … “Guarda, stasera so’ stanchissima”. (Cambiando l’ordine dei fattori il prodototo non cambia, ovviamente)
  • C. (ma l’iniziale qui è quella del suo nomignolo), sorella di E., a sorpresa seduta al nostro tavolo. Non sapevo venisse e mi sa che pure lei s’è resa conto di cosa stesse accadendo tra il caffè e il conto.
  • Io, frangetta impazzita (in ritardo da cambio pit-stop tra me e marito per la veglia della puzzolilla Rachele) e arretrati di chiacchiera che manco mi’ sòcera.

Insomma tutte insieme eravamo là, a fare le comari lamentandoci a più riprese della cagnara circostante e cercando di comunicare sebbene non si possa materialmente tenere una tonalità alla Montserrat Caballé per due ore di fila. Devo dire che però la serata ha toccato vette di ilarità imprevista quando E. ci ha narrato la reazione di suo marito alla prima scossa di terremoto (anche nelle situazioni peggiori, c’è sempre qualcosa che fa ridere, non per niente si dice ironia della sorte…): in pratica con sguardo vitreo l’avrebbe invitata a frullarsi insieme dalla finestra perchè “che ne sai come le hanno costruite, ‘ste scale?” (la scalinata che porta dal primo piano al piano terra di casa loro). In pratica meglio spetasciarsi in giardino, pigiama e tutto, che tentare di guadagnare la porta. Uhmmmmm…… Vaaabè.

Di contorno, cameriere correvano tra i tavoli, ragazzini si sbaciucchiavano rumorosamente, flash scattavano le foto duplicandosi al vetro dietro la mia capoccia e il pavimento di legno risuonava al suo meglio.

Questo per dire cosa?

Che non ho avvertito la scossa di terremoto che c’è stata anche ieri sera.

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