Sono stata un numero.
Mai stata così orgogliosa dei miei decimali.
il blog della mobilitazione è il seguente: http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/
Sono stata un numero.
Mai stata così orgogliosa dei miei decimali.
il blog della mobilitazione è il seguente: http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/
Archiviato in Attualità, Leggi e diritto, per bocca d'altri, Popoli e politiche, Società e costume, Solidarietà
“L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa”.
Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917
Archiviato in Attualità, per bocca d'altri, Popoli e politiche, un'accettata
Ieri stavo facendo una manovra (nella mia via che è parecchio stretta) e un simpaticiUissimoU autista con il suo furgoncino dello SDA decide di mettersi praticamente affiancato a me, così, in mezzo. C’era là accanto un indigeno della suddetta via (si, qui si tratta di persone-autoctone che si so’ tirate su le casette basse abusive negli anni ’60 e ci sono cresciute dentro: figli, nipoti, cugini ecc) che gli fa notare che “ce sta aa signora che sta a ffà manovra” rinforzato dal mio “scusi ma non può andare DUE metri più avanti per favore? (quello mi guarda come se stessi parlando un dialetto di una minoranza etnica qualsiasi dispersa nella jungla equatoriale) magari se potessi non stare proprio molto scomoda a fare la manovra che avevo già iniziato…”…
bene, il simpaticone si eclissa dietro al furgoncino, io penso “lo starà spostando” e invece l’indigeno mi fa “Ahò, quello se n’è annato”. Sgrano gli occhi, lancio un “ma io dico…ma…ma è possibile?” e per tutta risposta l’indigeno replica “Pe’ forza, è negro!” e in pratica decide che io, essendo DONNA, non ce la facessi ad uscire da sola e letteralmente infila le mani nell’abitacolo girando il volante e dicendomi al millimetro le cose che dovevo fare, sostenendo che se avessi continuato ad indietreggiare sarei andata a “struscià contro ‘r muro”.
A niente è valso fargli presente che conosco la via e che quel muro lo tenevo perfettamente d’occhio con una cosa che si chiama ‘specchietto retrovisore lato passeggero’. Non c’è stato verso e alla fine, per chiudere il capitolo e uscire da là, mi sono rassegnata ad indossare la fascia ‘donna al volante pericolo costante’.
Peccato non aver rincontrato il tipo dello SDA a stereo acceso. Magari per la gioia dell’indigeno signore avrebbe iniziato a ballare che si sa, ‘i neri hanno il ritmo nel sangue’.
Archiviato in per bocca d'altri, Popoli e politiche, Quotidianità?, Scemitudine, Società e costume, Solidarietà
Era un sogno ricorrente, questo. Mi perseguitava arrivando a casaccio. D’inverno, d’estate, senza alcuna relazione col caldo torrido che fa sudare i pensieri o il freddo che li ghiacci.
Siamo a Viterbo, città dove i miei nonni paterni si trasferirono da Vittorio Veneto, e più esattamente a Via Tommaso Carletti, resa più larga e dissestata dal potere onirico. Stampate immobili sul cielo rosso e cupo, polveri e nubi di crolli, calcinacci, fumi di oggetti bruciati. Dissonanti con lo statico fondale, le grida di gente che scappa, gli scoppi lontani, il chiarore di bombe che esplodono all’orizzonte e rombi di aerei sempre più vicini. Le sirene urlano di cercare al più presto un rifugio
Noi, ‘famiglia’, in strada. Accerchiati da un gruppo di tedeschi siamo in preda al terrore: di fronte a noi, di fronte al portone del palazzo di mia nonna, si apre una voragine di fuoco e questi uomini con gli elmetti e gli occhi chiari ci intimano, nella loro lingua, di saltare dentro. Abbiamo i fucili puntati addosso, i vestiti logori, il fumo nei polmoni, le mani nere, le unghie spezzate.
…
perchè tutto questo? Perchè ho ascoltato i racconti di chi la guerra l’ha vista e l’ha patita. Di chi l’ha vissuta con una coperta una gavetta e nessuna esperienza bellica. Ho sentito la pena di chi ha visto i propri cari deportati, i propri figli coi viveri razionati, le divise da balilla, le fedi da donare al Duce, le occupazioni di case, letti, consuetudini.
Il racconto di questa Storia mi ha terrorizzata e senza timore affermo che per certe cose non esiste una via di mezzo. Per tramandare l’orrore e far comprendere che di orrore si tratta e non di lettere su una pagina del manuale a scuola, si deve essere in grado di instillare la paura che tutto cio’ possa riaccadere. Senza quella, senza chi davvero regali la conoscenza di avvenimenti che dovrebbero essere lo scheletro indistruttibile di una Società Civile, ecco cosa ridiventiamo ciclicamente.
Ma io nella voragine di fuoco non ci voglio saltare.
Vi dico la pericolosissima china verso cui stiamo versando, qui nel mio ufficio (ironico, ironico, eh?).
Ho in stanza una collega patita di Gigi D’Alessio e, ‘annunciata’ la notizia della nascita di Andrea, ultimo picciriddo frutto del controverso aMMore tra o’ GiGGi e l’Anna Tatangelo ormai partenopea, c’è stato l’attimo trash con il primo duetto tra i due, assurto agli onori della Hit, anche quella, dell’AMMMORE.
…Sarà che ‘L’AMORE VINCE SULL’ODIO’ ….saranno ‘sti partiti dell’ammmmooore (io in verità ricordo il primo….c’era Cicciolina con peluche rosa e tetta in fuorigioco che lo pubblicizzava, e mi sembrava tuttavia cosa molto più onesta, in definitiva…)
…Sarà che devo andare a due matrimoni e, Signora mia, col fatto della gravidanza prima e della ciccitudine poi, non mi sono più comprata nulla o quello che ho mi sta largo…Insomma, ma per tirarsi su non trovate che non ci sia altra alternativa ad un paio d’ore di shopping compulsivo?
Leggere un buon libro dite?
Uhm…che so, magari uno storico, o anche un prossimissimo manuale di storia post-tagli Gelmini, che così un bel capitoletto ‘inutile’ come quello sulla ‘Resistenza‘ ce lo possiamo risparmiare no? (tanto, dicono loro, è “sottinteso” –!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-)
Archiviato in per bocca d'altri, Popoli e politiche, Scemitudine, Scuola