Archivi del mese: settembre 2008

e va bene, avete vinto voi! (hihii, come sfondare una porta aperta…)

Rachele:

  1. delle sue due mamme preferisce di gran lunga quella con gli occhiali.
  2. non ama poi molto che le si cantino canzoncine troppo infantili, soprattutto se si modifica la voce facendola diventare come quella di cip&ciop. Bisogna quindi che io mi impegni e intoni preferibilmente brani come “Natural Woman”. Il vibrato è gradito, il sorriso garantito.
  3. supponiamo pure con un certo margine di sicurezza, che la bimba diventerà mancina.
  4. la prima favola che le ho letto è stato l’intero librino di filastrocche noir scritto da Tim Burton. L’ha sentito in Inglese, sarà per questo che quando le parlo in questa lingua, ri-ride?
  5. Il talco sui suoi piedini, al momento, non è mai troppo. (pffffffffffffffffffffffff)
  6. è proprio una fimmena sconsiderata e scostumata: già da adesso UOMO batte DONNA 10 a 1, dove quel misero uno è rappresentato da mamma-tetta=latte.
  7. giudica la sua mucchina di pezza un ottimo surrogato al ciuccio, in primis le cornine e le orecchie.
  8. modula talmente tanti versi che temo le si dovrà mettere un tappo, quando inizierà a parlare per davvero.
  9. Ha deciso che il colore degli occhi non lo sceglierà mai. Continuerà a cambiare a seconda di come si sveglia al mattino. E ben ci sta.
  10. E’ la bambina piccinina della mammetta sua, è un tesorino, è da mozzichi, è stregolilla e puzzettona. Insomma. E’ mia.

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delle varie ed eventuali

Mentre il naso di mia figlia monopolizza tutta la vostra attenzione, io sto qui, che vàgolo nei meandri di internet mentre la suddetta è sprofondata in un sonno che manco la bella addormentata. Di questo, come sempre, la ringrazio e la benedico con il sacro mestolo di quella che intanto riesce così a preparare una cena degna di questo nome.

Le ultime novità? Anche io sono una vittima di facebook. Penso di essere entrata in loop ed aver cercato anche quella che stava al primo banco in terza elementare e che non mi filavo per principio, sentendomi io molto yeah, seduta come me ne stavo, all’ultimo. E’ che davvero è tutto un CARRAMBA! e poi a mia discolpa posso dire “hanno iniziato LORO!”…: sono stata contattata da persone che mai pensavo avessero serbato ALCUN ricordo relativo alla mia pirsona-pirsonalmente.

Intanto da sotto casa ogni tanto giungono note che cozzano assolutamente col contesto (me darò la zappa sui piedi ma è così) nel quale abito, che sarebbe più da Gigi D’Alessio…ovvero musica classica di un certo spessorino e, mi pare, eseguito non esattamente da qualcuno delle collane D’Agostini “Mozart e i geni della musica” (dai, sarà esistita sicuramente una cosa così). Indi, per variare c’è stato un intermezzo di Tori Amos e Elisa delle migliori. Insomma: là fuori qualcuno mi ama.

Passo col dire che dal posto di lavoro mi hanno chiamato cercando di convincermi a rinunciare alle ferie accumulate, dietro pagamento delle stesse (non lo fanno MAI) ma sinceramente, come dire “STICAZZI” in francese? E quindi me le godrò, eccooooooooooooooome se me le godrò, anche perchè, dear gentecomunecomeiosòn, ho appena iniziato il tour degli asili nido e me vie’ già da ride.

Ovvero: a qualcuno serve un rene? Prezzi modici.

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hors d’oeuvres

Da dove si (ri) comincia per davvero?

Dagli antipasti, mi sembra ovvio.

 

POMODORI ARROSTO RIPIENI (la  ricetta di un libro, come al solito stravolta!)

Ingredienti: pomodori belli rossi e tondi, pane (anche quello diventato duro, così non si butta!), latte, 5 o 6 fette di tacchino arrosto, 2 wurstel, 1 uovo, parmigiano reggiano, prezzemolo, un piccolo spicchio d’aglio, olio, pangrattato, sale e pepe.

Preparazione: tagliate a metà i pomodori, svuotateli dai semi (*), salateli e metteteli capovolti su un piatto per far perdere l’acqua in eccesso. A parte ammollate il pane nel latte, e tagliate grossolanamente il tacchino, i wurstel, il prezzemolo e l’aglio. Quindi strizzate, ma non del tutto, il pane e mettete tutti gli ingredienti elencati nel mixer unendo anche il parmigiano reggiano, l’uovo intero e un filo d’olio: otterrete una farcia che aggiusterete di sale e pepe a piacimento.

Riempite col composto le calottine di pomodoro, spolverizzate la parte superiore col pangrattato e infornate a forno già caldo, a 180 gradi per una mezz’ora + qualche minuto di grill a 200 gradi.

Sono ottimi sia caldi che freddi.

(*) con la polpa e i semini c’ho fatto un sughetto dal sapore “crudo”, col tonno, che era le sette bellezze!

 

 

RONDELLE DI CETRIOLO FARCITE (esperimento fatto al volo e riuscito bene)

Ingredienti: cetrioli belli freschi e di media grandezza, formaggio philadelphia, rucola, basilico, sale, pepe, olio extravergine d’oliva e limone.

Preparazione: lavate e sbucciate i cetrioli (se volete, parzialmente, del tipo “una striscia di buccia si e una no” così quando li tagliate a rondelle vengono bicolori) tagliateli a tronchetti e quindi svuotateli con l’apposito attrezzino (con cui ad esempio si preparano le zucchine ripiene). A parte amalgamate il formaggio con la rucola sminuzzata finemente ed il basilico, quindi aggiustate di sale e pepe. Farcite i cetrioli con il formaggio alle erbette premendo bene così da non lasciare spazi. Fate riposare il tutto in frigo per una ventina di minuti e quindi tagliate i tronchetti di cetriolo in fettine abbastanza spesse. Adagiatele su un piatto da portata decorandolo a vostro piacere, irrorate con un filo d’olio e del succo di limone. (io ho messo anche una spolverata di paprika, ma mi piacevano più senza)

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commento, il mio.

viene da qui, (“anche da qui”, direbbe il testimonial dello spot ‘Caffè Hag’)….

e c’è chi avrebbe voluto una pasta alle vongole come si deve; tornare a Vienna; fare un altro viaggio e non quell’ultimo che ha dovuto fare; dei capelli meno riottosi per non portare un cappello con la visiera, al contrario, tutte le mattine; poter guidare di nuovo, possibilmente una Audi e non quella Fiat che sta uscendo di produzione; comprare molte cose alle proprie figlie senza preoccuparsi del cattivo esempio; fermarsi duemila volte lungo la strada, mentre si snoda il racconto; vincere a damacinese perchè mica è possibile che la figlia minore di 11 anni lo freghi così facilmente; non dover imparare a memoria i percorsi di casa da fare al buio; fumarsi un pacchetto di sigarette al giorno e d’estate bere la birra bella fredda e occasionalmente l’orzata; stimare la gente come stima la figlia più grande, “perchè chi perde la stima ha perso tutto”; portare a casa dall’ufficio quel salume tipico che gli ha regalato il collega e centellinare le fette come la fata turchina centellina il rosolio a Pinocchio e, infine, mantenere ogni promessa.

Ma, questa cosa qui, no, non l’ha mai disattesa.

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ri-tooo-rr-nerò (tara taràn, tara taràn)

…un po’ di casini in corso.

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il lupo perde il pelo ma…

Mi ero ripromessa di non cascarci più.

Avevo appeso i pon pon al chiodo, lasciato lo sbiancante per i denti da sorriso smagliante nell’ultimo cassetto del mobile del bagno, rinchiuso le minigonne da accavallo di gamba furfantello nel sacchetto della roba da regalare, spento l’ugola di riserva per urlo selvaggio e, in definitiva, superato l’età scolare in cui o LO FAI o non rimedierai mai un ragazzo…

Insomma.

Ho di nuovo perso del tempo a bordo campo. Ebbene si, ho guardato un’intera partita di calcetto.

 

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