Che giorni di carta da pacchi e spago. Di pensieri in viaggio e oniriche apparizioni.
Carla Fracci avvolta di bianco, fluttuava riflessa sulla retina stanca. Solo dopo mi accorgevo che fosse materia e non solo ricordo, non solo nostalgia. Le punte dei suoi capelli lunghi e sciolti a sfidare il tempo che passa, la sua sciarpa di neve e un incedere stonato perchè sconnesso. Le punte, scarpette, il gesso, la fatica e la costanza.
E poi voci troppo alte, ad urlare ingiustizie pretestuose ad un centimetro dal mio naso.
E ancora dopo, mani e gente e ideali e sudore, tutto mischiato e tutto ritrovato. Almeno per me, sempre troppo occupata a creare scuse per non essere presente all’invito che il cuore mi porge. Una piazza e gente che della propria stanchezza ha fatto la sua forza, bandiere, striscioni, buffe interpretazioni di un male comune.
A noi che eravamo là, a me che mi sentivo libera per un’ora soltanto.
Spago e carta e scotch per mettere insieme pezzi degli ultimi sei anni e cambiare sede, ma non lavoro.
Imballi e protezioni.
Che siamo ancora qui. Pronti, via.