Si fanno promesse che suonano come quelle rilucenti delle sere d’estate. Là è tutto possibile, eterno sotto le stelle di un firmamento sgombro di nubi, terso come i cieli di luglio.
Cosa ti può toccare mentre sei intrisa di giovinezza, immersa nella seta di una pelle senza rughe. Attorno il crepitio di un falò e l’incanto della costruzione di ricordi che tintinneranno negli anni a venire.
A me toccò una paura concreta e millimetricamente dura. Qualcosa che gravitava nei pressi del cuore, fisicamente parlando.
A me toccò qualcosa che poi si rivelò nulla, ma solo poi. Nel mentre ci fu la visita, le analisi e l’attesa. Tutto incredibilmente lungo, nei ricordi. Tutto tremendamente in linea con una storia di famiglia che ha visto mio padre andar via a causa di un tumore.
E allora oggi, in questa giornata, voglio fare una promessa stabile come un giardino d’inverno. La voglio granitica e nobile come il marmo rosa, la voglio dedita e dedicata a mia figlia, alla speranza di non lasciarla mai sola. La voglio condivisa, come le Donne sanno fare.