Nella mia famiglia, abbiamo tutti quanti sempre avuto una peculiare attitudine nel cambiare i nomi delle cose. Il loro verso, il loro uso. Forse comunemente allergici ai libretti di istruzioni, ai foglietti dimostrativi ed ai disegnini all’interno degli ovetti kinder, ciascuno a modo suo, s’è un po’ tutti manifestato il proprio ingegno o una certa vis creativa ora qui, ora là.
In ordine sparso:
Nella casa di campagna, hanno regnato colonie feline da che io ne abbia memoria, ora di ragguardevole numero, ora di pochi sparuti e spelacchiati soggetti. Più o meno a seconda del grado di istinto suicida di quelli finiti sotto le macchine o degli altri andati in cerca di femmine pe’ campi e mai più tornati. Si narra anche di truculente storie di gatti&cani grugno a grugno e forse da qui posso iniziare a spiegare. Ad ogni cucciolata, ovviamente, ciascun gattino veniva battezzato con nomi più o meno degni di essere urlati come richiamo all’ora della pappa… e quindi avevamo una serie di mici che corrispondevano ad altrettanti: Camilla, Fulmine, Stellina ecc ecc ecc….
Poi arrivava mia cugina.
La suddetta "Camilla" fu presto ri-etichettata come "Strunzi" (riprendendo il discorso di sopra: leggende narrano di Strunzi artigliata alla groppa di un cane, sibilante e soffiante che galoppava col suo destriero per tutto il giardino in difesa dei suoi cuccioli), tanto inafferrabile e stranita quanto nera; "Fulmine" diventò "Maiale" , e non poteva essere altrimenti perchè pesava 115 chili senza scarpe e "Stellina" si tramutò in "AlfonZina", ma qui il motivo mi è un po’ oscuro…credo fosse solo dispregiativo perchè la piccina non splendeva per bellezza… per dovere di cronaca dovrei citare una "Rosticcia" di cui non ho mai saputo il nome originario e la mia preferita "Peppinella", il cui vero appellativo ho rimosso subito, capito l’andazzo.
Stessa sorte toccava spesso ai giocattoli: mia sorella aveva delle cucinine…una specie di parete attrezzata con pensili, fuochi, armadietti ecc ecc. Non stavano mai nel loro verso: rivoltate diventavano altro: una casetta con gli armadi, un negozio, altro ancora…
…e le ricette? Mai seguita una così come sta scritta sui libri. E se il nome di un ingrediente non rimandava a nulla di edibile? Lo sostituiva, per assonanza o per simpatia, con qualcos’altro.
Però, di mio, raggiunsi l’acme della mutazione con una imitazione assolutamente NON corrispondente alla realtà che venne affibbiata all’ignaro ex della sorella…trattavasi di straniero-di-Germania, il quale parlava svelto e garbato…. adesso io davvero non ricordo la genesi della cosa, che mi portò ad allungare, un giorno, la cornetta verso mia sorella dicendole "è per te, è J. che ti vuole al telefonoooo"… questo uscì con un tono tra quello che faceva il ventriloquo con la cornacchia "Rockfeller" (ricordate??) e la bambina de "L’Esorcista". Beh, da quel momento in poi, fu la connotazione del tipo…mai più lontana dalla realtà.
Ma poi spesso, della Realtà, ma CHISSENEFREGA?