Eccomi, mi aspettavi. Sono arrivata.
Arrivata al momento in cui si vorrebbero scrivere troppe cose e non se ne scrive nessuna. Il Grande Censore mi ha agganciato, mirabile astuzia di mosse lente in avvicinamento. Eccolo appiccicato ad ogni guizzo della mente, eccolo che arriva primo e mette il freno, erge la palizzata, spegne gli entusiasmi, rimprovera e minimizza. Parte pensante stavolta non mi avrai. Tempo per te non ce n’è, trovati una scatola, chiuditi il coperchio, raggruppa i tuoi numeri e falli quadrare. Fai tutto da solo stavolta non avrai il mio aiuto.
Ti ruberò le stringhe per farne nastri di gioia, ti toglierò la parola per trasformare i tuoi silenzi, eviterò il tuo sguardo sicuro, perchè dove sono di sicuro non c’è nulla. Troppe volte lo dimentico e la colpa è la tua.
Lasciami stare in questa terra di mezzo, solo così un giorno mi riavrai, tenendo lungo questo guinzaglio che ora stringe la gola. Se vuoi pungere e far sanguinare devi attendere e far ridiventare carne questa pelle di cera. Se vuoi riportare alla ragione devi mostrare il precipizio. Se vuoi l’ultima parola, lasciami ribattere.
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