Ieri sera pensavo ai pretesti di cui abbiamo bisogno per esternare qualcosa. Ciascuno si crea i suoi, mentre alcuni di questi sono fraternamente condivisi… e di questa fratellanza nemmeno si ha vera coscienza.
Il Natale per sentirsi "famiglia", il Capodanno per sentirsi "felici", un lutto per piangere anche le lacrime che non si ha il coraggio di versare in altri momenti, un urto accidentale in autobus per arrabbiarsi con il vicino e quant’altro possa la mente elaborare.
Sarà per questo che certe volte mi metto a piangere alle pubblcità delle merendine o dell’ultimo ammorbidente?
Insomma osservando me stessa, gli amici, la gente per strada e le reazioni dopo le feste "comandate" (tanto per fare un esempio) percepisco una certa insofferenza per questa comunanza di riti dettati forse dalla necessità di sentirsi autorizzati a sentire qualcosa.
Allora ho messo un cd e mi sono messa a ballare e cantare a squarciagola a casa… con buona pace dei vicini e del fatto che non ci fosse nulla da festeggiare.